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Lectio Petri – Rendere ragione della speranza che è in noi

  • Arte e Fede
  • Lectio Petri
  • Dopo i primi due appuntamenti del 25 ottobre e del 22 novembre 2022, martedì 24 gennaio alle 18:30, presso la Basilica di San Pietro in Vaticano si è tenuta una nuova Lectio Petri, dal titolo “Rendere ragione della speranza che è in noi”. Terzo dei quattro incontri promossi dal “Cortile dei Gentili” e dalla Fondazione Fratelli tutti per approfondire la vita e il Ministero dell’Apostolo Pietro, nella teologia, nella storia, nelle arti e nella cultura.

    Dopo i saluti introduttivi del Card. Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, il Card. Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, ha commentato alcuni dei passi più significativi della Prima Lettera di Pietro, della Lettera di Plinio a Traiano e della Lettera di risposta di Traiano a Plinio. Il commento conclusivo è stato affidato al Prof. Giuliano Amato, Presidente della Fondazione Cortile dei Gentili, che ha proposto al pubblico una riflessione sul tema “Fede e società”. La serata è stata arricchita dalla performance musicale di un quartetto d’archi, con l’Adagio in Sol minore di Tomaso Albinoni, l’Ave Maria (Intermezzo da “Cavalleria Rusticana”) di Pietro Mascagni e l’Aria sulla IV corda dalla Suite nr. 3 BWV 1068 di Johann Sebastian Bach. Le letture sono state interpretate dalla giornalista e conduttrice televisiva Paola Saluzzi.

    «I testi scelti per questa Lectio Petri – La Prima Lettera di Pietro e lo scambio epistolare tra Plinio e Traiano – sono documenti molto significativi e suggestivi non solo da un punto di vista teologico ma anche storico-culturale, perché offrono il ritratto di un’epoca [70-110 d.C.], di una comunità [quella cristiana della seconda generazione] e dei suoi rapporti con l’Impero», spiega il Card. Ravasi. «Questa sorta di duetto ideale tra il politico, Plinio, e l’apostolo cristiano, Pietro, tra due culture, tra due popoli, tra Stato e Chiesa è, inoltre, di grandissima attualità. Pensiamo anche alle parole di Pietro: rivolgendosi ai cristiani, un gruppo minoritario che si sente straniero e pellegrino, li invita a conservare il dialogo con l’orizzonte pagano, a rimanere nel mondo, preservando ma anche rendendo ragione, con gentilezza e coraggio, della propria identità. E’ quello che cerchiamo di fare sempre anche con il “Cortile dei Gentili”: percorrere la via dell’incontro, nell’autentico rispetto delle differenti concezioni».

    Il Prof. Amato aggiunge: «Le religioni, lungi dall’essere estranee al costrutto della coesione sociale, possono fornire un nutrimento essenziale in vista del bene comune. Chi invece deriva da esse posizioni integraliste e intolleranti, le allontana dal ruolo che è insito nei loro stessi valori comuni: che è incontrare l’altro, mai negarne radicalmente le ragioni».

    «Il tema della serata parafrasa l’esortazione che l’Apostolo rivolge ai fedeli nella sua Prima Lettera: “adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Raccogliamo tale esortazione nell’orizzonte della fraternità, cui rinviano questi nostri appuntamenti: man mano che incontriamo gli altri assumiamo e maturiamo sempre di più la nostra identità, la riconosciamo e rendiamo ragione della speranza che è in noi, diventando nel mondo lievito di amicizia sociale e di fraternità. Infatti, costitutivamente i cristiani sono fratelli, perché Gesù è la ‘forma’ del Cristianesimo», commenta il Card. Gambetti.

    Rendere ragione della speranza che è in noi