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Parole di Fraternità

“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita.

È una domanda frutto della paura di sbagliare la misura, di finire per l’essere buonisti che si lasciano usare e frutto di una logica schematica che pesa, quantifica, pone misure e limiti.

La risposta di Gesù implica una domanda che sovverte ogni schema: “Ma tu fino a che punto sei disposto ad amare? Qual è il tuo limite nel perdonare?”.

 Non ce l’aspettiamo questa risposta da un Dio che è Giustizia. Il dolore ci spinge a cercare condanne esemplari per pareggiare dei conti che in fondo non potranno mai essere pareggiati perché ciò che abbiamo perso e ci è stato tolto non tornerà.

Il perdono non si sostituisce alla giustizia ma ne permette il suo vero compimento. La giustizia ha senso solo quando consente alle persone di riparare il torto commesso, di interrompere la catena di male che il rancore, l’odio e la vendetta alimentano.

Gesù ci chiama in causa perché il perdono è possibile solo se siamo disposti ad amare senza limiti o se diventiamo consapevoli di quali sono quei limiti che ci stanno impedendo di non farci divorare dal male, dalla frustrazione e dalla rabbia.

Il perdono è un percorso che consiste nello scoprire che c’è un amore che va oltre la giustizia e che ci consente di tornare ad essere riconciliati con i nostri limiti, con quel Dio che è morto per abbondanza di un amore che gli è costata la vita e in pace verso gli altri e con la vita stessa.

Queste parole di Gesù sarebbero state vuote se poco dopo non avesse scelto la croce.
Se non avesse scelto di stringere l’amore invece che trattenere la rabbia.
Se non avesse scelto di abbracciare tutti noi, da chiodo a chiodo, affinché ogni nostro peccato potesse essere perdonato.

“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura di sbagliare la misura, di finire per l’essere buonisti che si lasciano usare e frutto di una logica schematica che pesa, quantifica, pone misure e limiti.

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Dopo 250 anni, dentro le mura vaticane, riapre una scuola di “sapere pratico”. Un bagaglio di conoscenza che sarà trasmesso a giovani che vogliono imparare le arti e i mestieri tra i più difficili e delicati, e anche dimenticati: scalpellini, marmisti, muratori, fabbri. Una nicchia di sapere forse unica al mondo, dentro uno dei luoghi di maggior concentrazione di opere d’arte e di edifici storici, ma anche di quotidiana necessità di manutenzione.⁠
⁠ Mercoledì 19 aprile, nell’atrio della Basilica di San Pietro, c’è stata l’inaugurazione accademica della Scuola delle Arti e dei Mestieri della Fabbrica di San Pietro, promossa in collaborazione con la Fondazione Fratelli tutti, presieduta dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica, già custode del Sacro Convento di Assisi.⁠
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 La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. Benché queste siano condizioni di possibilità, non bastano perché essa ne derivi come risultato necessario. La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza

L’ENCICLICA FRATELLI TUTTI (103)