Oltre la giustizia – Vangelo di domenica 17 settembre
“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura…
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Abbiamo l’istinto di pensare che il Regno dei Cieli sia qualcosa di comprensibile solo per gli angeli e raggiungibile solo nell’aldilà. E ci convinciamo che dobbiamo adattarci a un mondo mancante di sostanza, che vive di apparenze e di quantità per colmare vuoti e insicurezze. Per non fare la fatica di capire chi siamo e cosa desideriamo.
Invece, abbiamo un estremo bisogno di trovare la nostra “perla preziosa”, la ragione unica per la quale vivere ha un senso e ne vale la pena. Il Regno dei Cieli è la presenza di Dio nella nostra vita, nelle nostre relazioni e quella unica ragione coincide sempre con il Signore. Sembra un pazzo colui che vende tutto perché ha trovato qualcosa di tanto prezioso, invece è ciò che succede quando ci innamoriamo follemente di qualcuno.
Il Vangelo di oggi racconta proprio la “follia” dell’amore che si contrappone alla logica dei calcoli, delle apparenze, delle cose effimere. Quando troviamo il Signore nella nostra vita, troviamo il senso più profondo di ogni cosa, la ragione unica per la quale vale davvero la pena scegliere di perdere tutto pur di non perdere quel Tutto. Il coraggio è di chi ama alla follia!
Eppure per trovare dobbiamo fare la fatica di cercare. Non perché a Dio piaccia giocare a nascondino ma perché, al contrario, Dio ci attende lasciandoci liberi di amarlo come vogliamo e per come siamo.
Si fa presente nelle ferite e nelle piaghe della nostra vita rispettando la nostra storia, la nostra personalità e le nostre inclinazioni. Ci attende lì, dove noi vorremo essere.
In un mondo che vive di fretta e di “tutto subito” l’idea di cercare ci fa sentire male. Abbiamo la sensazione di non vivere, di perdere tempo, di esserci persi. Invece vivere è ricercare, significa darsi il tempo per capirsi, scoprirsi e conoscersi nella nostra unicità e sentire in quale luogo, forma o dimensione sentiamo così tanto la presenza del Signore da non poterne più fare a meno.
La gioia che sperimenta chi incontra il Signore lo porta a vivere una pienezza e una sostanza così bella che tutto vale la pena: sacrifici, fatiche, rinunce… tutto non è nulla se paragonato a quel “di più” che Dio restituisce a colui che lascia ogni cosa per seguirlo.
Mettiamoci in ricerca della nostra vera perla!
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Cercare, trovare, scegliere e vivere una vita posizionata su quella scelta. Nel mio cammino, a che punto mi trovo?
Uso la preghiera come strumento quotidiano per cercare, trovare, scegliere… amare?
Se penso alla mia vita e alle mie relazioni con gli altri, dove sento più forte la presenza del Signore?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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Il presupposto da cui parte oggi il Vangelo è che c’è un grande mistero dietro al volto del Signore che non possiamo comprendere del tutto.
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