Oltre la giustizia – Vangelo di domenica 17 settembre
“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura…
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Non siamo abituati ad un Dio che si fa presente ancora prima che lo supplichiamo.
Gesù è solo a pregare e, come spesso accade, “sente” e percepisce le emozioni dei discepoli ancora prima che siano loro a consapevolizzarle. Così, avendo già avvertito il loro timore, li raggiunge. Sconvolgendoli.
Non siamo abituati alla potenza del Bene, ad un Dio che non solo ci soccorre ma addirittura ci precede e sa che ci troviamo in pericolo ancora prima che noi lo realizziamo. E finisce che, ancora oggi, pensiamo con più facilità che sia stato il fantasma della fortuna o della coincidenza ad aiutarci invece che credere sia stata la mano del Signore che è venuta proprio ad afferrare la nostra.
La verità è che ci dimentichiamo che Lui è davvero il Re, Lui sì che può camminare su quelle acque in tempesta che tanto ci turbano e ci spaventano. Nulla è impossibile a Dio e dentro le crisi questo finiamo per dimenticarlo.
Quando Pietro guarda Gesù trova la forza per camminare sulle acque ma quando guarda le sue paure e torna dentro sé stesso vacilla, dubita e crede di affondare. Forza e debolezza, fede e dubbio sono due sponde per le quali scorre la vita spirituale di tutti.
Oggi Gesù ci mostra che non esistono miracoli se non sorretti dalla fede e che il primo miracolo di tutti è credere così profondamente da non distogliere mai lo sguardo dal Signore. Non c’è tempesta e oscurità che Lui non possa vincere.
Coraggio… possiamo liberarci dalla paura di vivere.
Abbiamo bisogno di credere più a Dio che alle tempeste della nostra vita.
Quanto ci fidiamo davvero?
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Quando, come i discepoli, mi trovo dentro una tempesta cerco di fissare lo sguardo del Signore o ascolto le mie paure?
Nelle difficoltà che sto vivendo, se immagino che il Signore è qui per me, che emozioni provo?
Quale preghiera gli voglio affidare?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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Non siamo abituati ad un Dio che si fa presente ancora prima che lo supplichiamo.
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