Oltre la giustizia – Vangelo di domenica 17 settembre
“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura…
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
I discepoli scoprono una grande verità e cadono con la faccia a terra presi dalla paura.
Succede anche a noi di desiderare tanto di conoscere la verità più profonda della nostra esistenza o, nel piccolo, di conoscere la verità rispetto alle situazioni che ci stanno a cuore e poi di scoprirci tanto spaventati quando solo capiamo dei piccoli pezzi in più di noi stessi o delle situazioni che stiamo vivendo.
Possiamo correre il rischio di preferire una stabile insoddisfazione che ben conosciamo e ben sappiamo gestire piuttosto che lasciarci trasfigurare dall’amore che ci cambia, ci sconvolge, ci interroga, ci destabilizza.
“Ascoltatelo” dice una voce tra le nubi: se scegliamo di ascoltare la parola del Signore dobbiamo essere pronti ad una trasformazione nucleare di noi stessi che non ci allontanerà da chi siamo ma, al contrario, realizzerà la parte più vera umana di noi stessi. L’amore ci cambia il volto, lo sguardo. Ci illumina e ci umanizza. Proprio come accade oggi a Gesù nel momento della trasfigurazione.
Non dobbiamo avere timore.
Nell’attimo della paura la carezza del Signore ci rassicurerà.
Abbiamo questa fiducia?
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Sento realmente il desiderio di conoscere il volto di Dio?
Quali paure vivo? Quali blocchi riconosco di avere nel seguirlo del tutto?
Affido al Signore le mie paure e le mie difficoltà?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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