Oltre la giustizia – Vangelo di domenica 17 settembre
“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura…
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Gesù è risorto e si manifesta ai discepoli pronunciando queste bellissime e semplici parole: “Pace a voi“. Lo fa mostrando i buchi nelle mani e le ferite sui fianchi.
“Pace a voi” è un verbo di gioia piena.
Dio non solo è vivo, ma ancora ci può consolare.
“Pace a voi” è un verbo di amore profondo.
Il Signore ci vuole in pace con noi stessi e con gli altri. Ci vuole riconciliati con le piaghe della nostra storia e con le ferite che nascono dal rapportarci agli altri.
Tommaso, che non era con loro, non credeva ai suoi compagni.
Ma Gesù, pazientemente, lo aspetta. Attende il momento giusto per manifestarsi anche a Tommaso.
Non so, Dio, come tu faccia ad amare così tanto negli errori.
Non so come Tu faccia a tirare sempre fuori il meglio dagli sbagli più profondi, a saper rendere le persone così tanto migliori e sempre più simili a Te.
Tommaso non ti ha creduto.
Giuda ti ha tradito.
Pietro ti ha rinnegato.
Eppure, oggi, hai posto su Tommaso quel tuo sguardo pieno di amore, di accoglienza, di perdono… di pace.
E Tommaso ha dato il meglio di sé stesso pronunciando la sua preghiera più intima: “Mio Signore e mio Dio!”.
Tommaso ti ha riconosciuto.
Pietro ti ha seguito.
Entrambi ti hanno sorpreso dal punto più basso dei loro sbagli.
“Come io vi ho perdonati, voi perdonate”.
E di nuovo il Tuo sguardo ci commuove, il Tuo amore ci scalda.
Nostro Signore e nostro Dio.
Nostra vita che ritorna!
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Mi sento riconciliato con le piaghe della mia storia e le ferite della mia vita?
Mi sento in pace quando mi rapporto con gli altri?
Come ha fatto con Tommaso, sento lo sguardo amorevole del Signore sui i miei sbagli? Quale intima preghiera sento nascere nel mio cuore?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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