Oltre la giustizia – Vangelo di domenica 17 settembre
“Fino a che punto è giusto perdonare un fratello se è colpevole?” è la domanda che ci facciamo tutti almeno una volta nella vita. È una domanda frutto della paura…
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Gesù si manifesta ancora una volta per portare la pace dentro l’inquietudine dei discepoli dopo che hanno assistito alla sua crocifissione e dopo che, terrorizzati, hanno visto quel sepolcro vuoto.
Torna di nuovo, mostrando l’amore che ha donato anche per noi, mostrando le sue ferite.
Il presupposto dell’amare è racchiuso nel donarsi totalmente sapendo che ci feriremo a vicenda a causa della nostra natura così fragile.
I discepoli sono ancora lì, raccolti attorno a Gesù. Tutti lo amano profondamente ma ognuno di loro ha evidenti limiti, fragilità, vulnerabilità. Tutti loro hanno commesso degli sbagli in questa storia.
Ed è proprio per quelle debolezze che Gesù dona loro lo Spirito Santo affinché, con la Sua grazia, possano costituirsi comunità portando avanti la missione che lui ha iniziato.
La Chiesa nasce in questo momento, con questo mandato di Gesù: “io mando voi”.
La Chiesa come comunità non viene fondata sulla perfezione ma sull’amore.
Solo la grazia dello Spirito può aiutarci a vivere da fratelli e solo il perdono può realizzare sulla terra quella missione d’amore del Signore che Gesù ha iniziato.
La comunità è l’unico luogo in cui la comunione è davvero possibile.
Amare il Signore non ha senso se non siamo in grado di far circolare il Suo amore nella relazione con gli altri.
Amare non ha nessun senso se non viene contemplata la necessità di perdonare.
Chiediamo allo Spirito la forza di amare attraverso il perdono.
Restiamo comunità, restiamo Chiesa.
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Cosa significa per me perdonare?
Quali paure vivo nel perdonare chi mi ha ferito?
Cosa posso chiedere allo Spirito e al Signore per superare quelle paure?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te” è la dinamica della quotidianità, dove vivere insieme può significare anche ferirsi a vicenda e confliggere.
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Gesù si manifesta ancora una volta per portare la pace dentro l’inquietudine dei discepoli dopo che hanno assistito alla sua crocifissione e dopo che, terrorizzati, hanno visto quel sepolcro vuoto.
Come è possibile credere, amare e dubitare? Come possono coesistere nello stesso cuore due dimensioni così contraddittorie?
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