Fondazione Fratelli tutti

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Dare buoni frutti – Vangelo di domenica 16 luglio

Trasuda di umanità il gesto che oggi Gesù compie mettendosi a parlare alla folla con un linguaggio tanto semplice da poter essere compreso da tutti.

Ascoltare vuole dire capire ciò che l’altro non dice.
Carl Rogers
Mi preparo

Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.

Entro nel testo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.

Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:

“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi                       e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.

Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Mi lascio ispirare

Trasuda di umanità il gesto che oggi Gesù compie mettendosi a parlare alla folla con un linguaggio tanto semplice da poter essere compreso da tutti.

Commuove sempre vedere un Dio che scende dal suo trono per venirci incontro, per parlare proprio a noi. Lui, che potrebbe vivere tra gli elitari, tra quelli che lo meritano, tra quelli che hanno il dono di comprendere e che possono guardare il mondo dalla prospettiva più alta.

Proprio Lui, oggi, decide di mettersi su una barca e di farsi missionario per raggiungerci, per salvarci. Quanto smisurato amore racchiuso in un solo gesto! Ed è da questo presupposto di amore senza misura che Gesù con la sua parabola ci accompagna verso una nuova consapevolezza.

Tutti, infatti, ricevono la Parola ma ognuno ha delle disposizioni interne diverse, ognuno di noi è un “terreno” diverso. Non sempre il nostro animo è pronto come dovrebbe per comprendere la Parola o è fertile abbastanza per far sì che quanto ricevuto dal Signore possa dare frutto. Non sempre sappiamo davvero ascoltare ciò che il Signore vuole dirci.

Ascoltare significa fare spazio dentro di sé per accogliere il mondo dell’Altro. Significascomodarsi e farsi toccare dalla sua storia fino a farla diventare un po’ anche nostra, fino a farci un po’ cambiare.

Ascoltare il Signore significa accoglierlo dentro di noi permettendogli di essere acqua che irriga la terra per generare un frutto nuovo.

Abbiamo tanto bisogno della presenza di Dio nelle nostre relazioni, abbiamo tanto bisogno che si realizzi il “Regno dei Cieli”. Per farlo è necessario sapersi mettere in ascolto del Signore per vivere nelle relazioni quell’ascolto capace di generare e di far fruttare solo cose belle.  

Immagino

Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Di quelli raccontati nella parabola, che tipo di terreno sono?

Riesco a mettermi davvero in ascolto della Parola?

Mi sento capace, allo stesso modo, di mettermi in un vero ascolto degli altri?

Ringrazio

Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.

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