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Tra il bene e il male – Vangelo di domenica 26 febbraio

Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio.
Edmund Burke
Mi preparo

Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.

Entro nel testo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Mi lascio ispirare

Il male è entrato nel mondo. Ce lo ricorda la Prima Lettura di oggi tratta dalla Genesi in cui il male seduce Adamo ed Eva con una tentazione potente “sarete come Dio e potrete conoscere ogni cosa”. Da quel momento, è entrato nel mondo un male che troppo spesso non riconosciamo e non sappiamo gestire.

Succede anche a Gesù di essere tentato dal male. Lui che è totalmente Dio ma profondamente uomo e si trova a trascorrere quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. Lo possiamo immaginare stanco, affamato, sconfortato, fragile. E il male lo tenta cercando di colpirlo nelle tre dimensioni fondanti della sua vita: nel rapporto con sé stesso, con Dio e con gli altri.

Inizialmente, Gesù è tentato dall’avere ciò di cui ha bisogno (il pane) ma sorprende il male giocando al rialzo e riconoscendo che non importa solo avere cibo per nutrire sé stessi ma importa soprattutto farsi cibo per nutrire gli altri. Ecco l’essenza di una fraternità a misura di ogni uomo e per ogni uomo.

Non contento, il male conduce Gesù su una montagna e lo tenta a sfidare Dio nel compiere un miracolo e, di nuovo, Gesù rompe gli schemi e stabilisce un ordine diverso riconoscendo che noi siamo figli e Dio è Padre, noi chiediamo aiuto e Dio ci soccorre. Senza inversione di ruoli che ci farebbero solo del male.

Infine, Gesù è tentato dal potere di dominare gli altri e a questa tentazione risponde con la forza dell’adorazione di un Dio che si mette a servizio degli altri, lasciandoli liberi da ogni dominazione.

L’attenzione verso il prossimo, abbracciare Dio e servire gli altri.
Ecco i tre antidoti per allontanare il male.

Immagino

Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Nel rapporto con me stesso, sono focalizzato ad essere cibo per gli altri? O spesso cado nella tentazione di pensare solo al soddisfacimento dei miei bisogni?

Mi relazione al Signore come un figlio che chiede aiuto ad un padre, che lo cerca in un abbraccio? Oppure mi aspetto da Dio magie o mi sostituisco a Lui con scelte che non spetterebbero a me?

Nel mio rapporto con gli atri, sono focalizzato sul mettermi al servizio dei miei fratelli? O sono attratto da tutto ciò che mi rende migliore e al di sopra degli altri?

Ringrazio

Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.

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