Il dono di Dio! – Vangelo di domenica 12 marzo
L’incontro tra Gesù e la Samaritana avviene nella solitudine. Entrambi sono stanchi, abbandonati, deboli. Entrambi hanno sete.
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».
I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
L’incontro tra Gesù e la Samaritana avviene nella solitudine. Entrambi sono stanchi, abbandonati, deboli. Entrambi hanno sete.
Gesù è un Dio che non si mostra mai nella potenza ma si rivela nella fragilità e usa la sua parte umana per parlare alle persone, per avvicinarle. Vive le stesse ferite e mancanze di chi cerca di curare.
La loro sete ci ricorda che abbiamo dei bisogni profondamente umani che ci accomunano nonostante le differenze sostanziali che possono divederci, Gesù infatti è giudeo mentre la donna è samaritana.
In quel bisogno di acqua e pane, amore e Dio, pienezza e gioia ci riscopriamo tutti fratelli.
Gesù e la Samaritana si incontrano nel pozzo, che è il tipico luogo di incontro dell’epoca e tra i due iniziano una serie di fraintendimenti che poi portano ad una profonda intimità basata sulla verità circa la “sete” che la donna viveva (che era il suo bisogno di sentirsi amata). Ecco che il fraintendersi diventa occasione per intendersi, per far nascere una sintonia nuova e costruire una relazione più vera (la donna lo riconoscerà come il Messia).
Quello della samaritana è un modello di esperienza di fede che parte dalla “sete” comune a tutti e prosegue nella ricerca dell’ “acqua” che appaga. Tutti noi approdiamo a Dio attraverso la sete dei nostri desideri più profondi. Mentre la donna cerca l’acqua, fa esperienza di Dio.
L’incontro di Gesù con la Samaritana, dunque, è espressione di due desideri che stanno l’uno di fronte all’altro, ognuno dei quali è sete dell’altro e acqua per l’altro.
Chiediamo al Signore la grazia di costruire una fraternità basata sul desiderio di essere fonte di vita per i nostri fratelli.
Una fraternità che non abbia lo scopo di usarsi ma di donarsi, reciprocamente!
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Qual è il desiderio più profondo che vivo? Qual è la cosa che più mi manca e di cui ho “sete”?
Cerco l’appagamento di ciò nel Signore? O mi concentro sulle cose materiali?
Rispetto alle mancanze e ai desideri delle persone vicino a me, mi chiedo in che modo posso “dissetarli”?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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