Al di là della paura – Vangelo di domenica 3 settembre
“Dio non voglia, questo non ti accadrà mai!”: Pietro, nella sua meravigliosa immediatezza, esprime la fragilità umana che abbiamo tutti di non voler perdere chi amiamo.
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
«Ma voi, chi dite che io sia». Gesù non cerca consensi ma rapporti veri, coinvolgimenti affettivi autentici: “cosa ti è successo quando mi hai incontrato?”, questa è la domanda che tanto gli sta a cuore. Ed è la domanda degli innamorati: “chi sono io per te?”.
Gesù cerca un tempio su cui costruire la parte migliore del Regno dei Cieli, cerca un terreno edificabile, fertile. E solo l’amore può essere una roccia viva, un fertilizzante eterno. Ecco perché la sua domanda, oggi, arriva così tanto al cuore del nostro rapporto con il Signore.
Pietro risponde: «Tu sei il Cristo», ovvero tu sei il Padre, sei carezza e abbraccio di colui che ci fa crescere per lanciarci nel futuro e poi aggiunge «sei il Figlio del Dio vivente», sei colui che genera la vita, che si fa sorgente di acqua per tutti gli uomini.
Proprio Pietro, il discepolo dall’animo tanto sensibile, profondamente umano in ogni sua fragilità. Pietro, che non riesce mai a trattenere l’immediatezza di ciò che sente e che dentro quell’umanità sbaglia spesso, fino a tanto.
Commuove pensare che sulla fragilità dell’uomo il Signore abbia posto la prima pietra del suo Regno. Perché in noi, cielo e terra si abbracciano, forza e fragilità, gioia e dolore. Ecco perché tutto ciò che legheremo sulla terra sarà legato anche in cielo e viceversa. Dio ci ha impastati di nuvole e sassi e ciò che costruiamo con fatica nella vita non sarà mai perduto perché sarà costruito anche in cielo.
Sulla nostra umanità imperfetta ma capace di amare, il Signore desidera costruire ancora pezzi nuovi del suo Regno.
Permettiamogli di edificare in noi un minuscolo pezzo di un mondo nuovo che ha bisogno di fiorire.
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Quando ho incontrato per la prima volta il Signore?
Cosa mi è successo in quell’incontro?
Che posto ha oggi il Signore nella mia vita?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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