«Ma voi, chi dite che io sia». Gesù non cerca consensi ma rapporti veri, coinvolgimenti affettivi autentici: “cosa ti è successo quando mi hai incontrato?”, questa è la domanda che tanto gli sta a cuore. Ed è la domanda degli innamorati: “chi sono io per te?”.
Gesù cerca un tempio su cui costruire la parte migliore del Regno dei Cieli, cerca un terreno edificabile, fertile. E solo l’amore può essere una roccia viva, un fertilizzante eterno. Ecco perché la sua domanda, oggi, arriva così tanto al cuore del nostro rapporto con il Signore.
Pietro risponde: «Tu sei il Cristo», ovvero tu sei il Padre, sei carezza e abbraccio di colui che ci fa crescere per lanciarci nel futuro e poi aggiunge «sei il Figlio del Dio vivente», sei colui che genera la vita, che si fa sorgente di acqua per tutti gli uomini.
Proprio Pietro, il discepolo dall’animo tanto sensibile, profondamente umano in ogni sua fragilità. Pietro, che non riesce mai a trattenere l’immediatezza di ciò che sente e che dentro quell’umanità sbaglia spesso, fino a tanto.
Commuove pensare che sulla fragilità dell’uomo il Signore abbia posto la prima pietra del suo Regno. Perché in noi, cielo e terra si abbracciano, forza e fragilità, gioia e dolore. Ecco perché tutto ciò che legheremo sulla terra sarà legato anche in cielo e viceversa. Dio ci ha impastati di nuvole e sassi e ciò che costruiamo con fatica nella vita non sarà mai perduto perché sarà costruito anche in cielo.
Sulla nostra umanità imperfetta ma capace di amare, il Signore desidera costruire ancora pezzi nuovi del suo Regno.
Permettiamogli di edificare in noi un minuscolo pezzo di un mondo nuovo che ha bisogno di fiorire.