Il dono di Dio! – Vangelo di domenica 12 marzo
L’incontro tra Gesù e la Samaritana avviene nella solitudine. Entrambi sono stanchi, abbandonati, deboli. Entrambi hanno sete.
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Il Vangelo di oggi inizia con un verbo d’amore: “vedere”. Prima di parlare, infatti, Gesù vede.
Il suo è uno sguardo così profondo che è capace di avvertire il dolore delle persone intorno a lui, odora l’angoscia, la paura e la rabbia delle folle.
Gesù sempre, prima di direzionare il cuore, tocca la carne viva di chi incontra. Ha il coraggio di mettere il dito dentro le ferite delle persone toccando il loro dolore con estrema umanità e sensibilità.
Dopo aver raccolto il dolore e le lacrime delle folle intorno a lui, la prima parola che dice è “Beati”.
Questa risposta ci lascia attoniti, perplessi. Se soffro e sto male, cosa c’entra la beatitudine?
La beatitudine non è una soluzione al dolore ma una direzione.
La fede non è un antidoto ai dolori della vita ma un approccio alla vita stessa, alle cose che accadono. È la capacità di far entrare l’amore nel dolore permettendo allo Spirito di “scrivere dritto anche tra le righe storte” degli eventi.
“Beati voi” significa che il punto di partenza di una gioia vera è il pianto! Perché è nel pianto che possiamo incontrare il Signore e sentire le sue mani che toccano le nostre ferite. E da lì, un nuovo inizio ha inizio. Non esiste lacrima che lo Spirito non possa consolare!
I santi sono persone ordinarie che non hanno negato la cruda realtà della loro vita. I santi hanno sofferto, hanno pianto, ma sono stati disposti ad accettare quella sofferenza per farla attraversare dall’amore di Dio, per incontrare il Signore e permettere a Lui di scrivere qualcosa di significativo in quel dolore. Questo ha dato loro la pace del cuore nonostante il dolore della carne.
Beati voi significa che si può essere sereni anche se si è nel dolore.
Il giogo più pesante, nel Signore, si può sostenere.
Essere santi, si può!
Dio ci chiama.
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Pensa ad un dolore o ad una difficoltà che vivi. Quale potrebbe essere il punto di partenza per costruire qualcosa che abbia a che fare con Dio?
Quanto sento difficile accettare il dolore mio e di chi incontro? Mi sento capace come Gesù di fermarmi per toccare il dolore degli altri prima di provare ad aiutarli?
Quanto, invece, nego il mio dolore e mi faccio “sordo” rispetto a quello degli altri?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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