Gesù, nella mangiatoia, si fa cibo per l’umanità. Non nasce solo povero ma per i poveri.
Maria sa che suo figlio è nato per essere donato. Il suo è un cuore che conosce. Il suo è uno sguardo che vede.
Gesù, nella mangiatoia, si fa cibo per l’umanità. Non nasce solo povero ma per i poveri.
Maria sa che suo figlio è nato per essere donato. Il suo è un cuore che conosce. Il suo è uno sguardo che vede.
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Gesù, nella mangiatoia, si fa cibo per l’umanità. Non nasce solo povero ma per i poveri.
Maria sa che suo figlio è nato per essere donato.
Il suo è un cuore che conosce.
Il suo è uno sguardo che vede.
Maria conosce bene la traiettoria di vita del suo figlio poiché a lei è stata già rivelata: è lei che lo nutre e lo ripone nella mangiatoria affinché possa farsi “cibo” per coloro che lo vengono a trovare.
È Maria che lo dona al mondo.
Maria sa, eppure custodisce nell’intimità profonda del suo cuore il senso della vita del suo figlio, che è stata consegnata già dal suo concepimento. Maria, si è fatta totalmente serva della volontà del Padre e strumento di vita del Figlio. Il suo figlio.
Maria custodisce e medita. Arriva a cogliere i sensi profondi delle cose facendoli penetrare nella sua interiorità (“custodire”) ed è coerente nei pensieri, nelle parole e nei gesti (“meditare”).
Il suo è un silenzio discreto che parla facendosi testimone e modello da seguire.
Chiediamo a Maria la saggezza di custodire e di meditare gli avvenimenti della nostra vita e la forza di amare i nostri figli e i nostri fratelli come lei ha amato Cristo; affinché ci renda madri, fratelli e sorelle capaci di amare gli altri nella libertà della loro volontà. Senza possederli. Anche quando sono figli nostri.
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Come Maria, riesco a custodire e a meditare gli avvenimenti della vita che accadono?
Cosa me lo impedisce?
La Parola di Dio si è incarnata in Maria. In che modo sta prendendo “carne” nella mia vita e nella vita della mia comunità?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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Non siamo abituati ad un Dio che si fa presente ancora prima che lo supplichiamo.
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