La forza della sua presenza – Vangelo di domenica 21 maggio
Come è possibile credere, amare e dubitare? Come possono coesistere nello stesso cuore due dimensioni così contraddittorie?
Scelgo di incontrare il Signore.
Mi concentro e vado oltre le mie preoccupazioni e i miei pensieri.
Faccio un segno di croce ed esprimo interiormente il desiderio di stare alla Sua presenza.
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Giovanni il Battista sta per essere ucciso e Gesù si allontana, se ne va. Lo fa manifestando la sua natura umana che sa anche spaventarsi. “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea”. Anche nella vita di Gesù ci sono stati drammi, dolori, perdite. Ma dentro quel buio, in quel dolore, Gesù riesce a portare una nuova luce: “Da allora cominciò a predicare”. È dalla morte di Giovanni il Battista, infatti, che Gesù inizia la sua vita pubblica fatta di intensa predicazione e di costante esortazione a convertirsi.
Su questa scena, Gesù inizia a chiamare a sé i suoi discepoli. Prima va da Simone e Andrea, i quali lasciano subito le loro reti per seguirlo, poi si dirige verso Giacomo e Giovanni, i quali non solo lasciano le loro barche ma anche il loro padre. Quella di Gesù è una chiamata totale. Perché?
Perché Gesù vede i suoi discepoli. Li vede come nessuno li ha mai visti: “Vi farò pescatori di uomini”. Gesù non vede solo ciò che sono, pescatori, ma riconosce in loro un grande potenziale, vede ciò che potranno essere se solo lo seguiranno. Questo bisogno di essere visti e riconosciuti in maniera positiva è così profondo per gli uomini che quello sguardo di Gesù basta per far sentire i suoi discepoli profondamente amati. È questo amore profondo che attira così tanto i discepoli, è quello squarcio di futuro così promettente che li rende pronti a perdere tutto ciò che hanno, a lasciare le reti, per seguirlo.
Visualizzo la scena provando ad immaginare il luogo, i personaggi, i dialoghi, i toni e i gesti.
Lascio che emergano i miei sentimenti, ciò che più mi colpisce, le emozioni che provo.
Accolgo il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Nelle cose negative che mi accadono, riesco come Gesù a trovare nuove missioni?
Se immagino lo sguardo di Dio su di me, cosa provo?
Come mi vedo attraverso i suoi occhi?
Come se mi rivolgessi ad un amico, parlo con il Signore e con sentimento di gratitudine gli esprimo ciò che sento di ricevere da lui in questo momento.
Recito un Padre nostro per salutarlo e uscire dalla preghiera.
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